Registrazione audio integrale della Relazione di Raffaella Di Marzio
"Organizzazioni settarie e antisettarie: strutture e dinamiche similari in contesti antagonisti"
12° Congresso Internazione promosso dalla Società Italiana di Psicologia della Religione (SIPR):
"L'IO, L'ALTRO, DIO: Religiosità e Narcisismo" Verona, 20 e 21 Novembre 2010.
http://raffaelladimarzio.blogspot.com/2010/11/narcisismo-settarismo-e-antisettarismo.html
http://pietrobono.blogspot.com/2010/12/organizzazioni-settarie-e-antisettarie.html

sabato 8 maggio 2010

Don Giorgio Govoni: quando la calunnia uccide


di Massimo Introvigne
Tratto da Cesnur 2-4-2010
http://www.cesnur.org/2010/mi_govoni.html

I preti pedofili esistono. Come ha ricordato il Papa, sono “una vergogna” per la Chiesa e nei loro confronti non è giustificata nessuna tolleranza. Ma vi è anche un’altra categoria che non dev’essere dimenticata in questo lungo venerdì santo della Chiesa: quella dei preti accusati ingiustamente. Dal tentativo nazista di screditare la resistenza della Chiesa tedesca al regime moltiplicando le accuse di pedofilia – quasi tutte false – agli studi legali miliardari americani che sparano accuse talora davvero insensate al solo scopo di spillare quattrini alla Chiesa, c’è una storia parallela di calunnie che, per i sacerdoti che le subiscono, costituiscono un vero martirio.

Ricorre quest’anno il decimo anniversario di una vicenda dolorosissima che ha coinvolto un sacerdote italiano, don Giorgio Govoni (1941-2000). Questo parroco della Bassa Modenese – un parroco esemplare, amatissimo dai suoi parrocchiani – è accusato nel 1997 da un’assistente sociale, che afferma di avere intervistato tredici bambini, di guidare un gruppo di «satanisti pedofili» che praticherebbero riti satanici in diversi cimiteri tra Mirandola e Finale Emilia, violentando e talora uccidendo bambini (di cui peraltro non si sono mai trovati i corpi). Rinviato a giudizio, è ritenuto colpevole dal pubblico ministero che chiede per lui quattordici anni di carcere. La Curia di Modena si schiera fin dall’inizio con lui e ne sostiene la difesa, facendo appello anche a chi scrive, il quale crede di avere dimostrato in una perizia di parte il carattere assolutamente inverosimile delle accuse. Ma, dopo l’arringa del pubblico ministero, don Giorgio muore stroncato da un infarto nell’ufficio del suo avvocato il 19 maggio 2000.

La morte del sacerdote estingue le accuse contro don Giorgio, ma la sentenza nei confronti dei coimputati mostra che i giudici del Tribunale di Modena credono nonostante tutto agli accusatori. La situazione però si rovescia in sede di appello, interposto anche dai difensori del sacerdote defunto per riabilitarlo almeno post mortem. L’11 luglio 2001 la Corte d’Appello di Bologna dichiara che nella Bassa Modenese non è mai esistito un gruppo di «satanisti pedofili» e che don Giorgio è stato ingiustamente calunniato sulla base di fantasie indotte in bambini molto piccoli da un’assistente sociale che ha letto una certa letteratura su casi americani. Nel 2002 la sentenza di appello è confermata dalla Corte di Cassazione, con soddisfazione delle autorità ecclesiastiche e dei parrocchiani che hanno sempre visto in don Giorgio un eccellente sacerdote travolto da accuse inventate.

Ogni anno i suoi parrocchiani, spesso con la presenza del vescovo di Modena, si riuniscono sulla tomba di don Giorgio. Io, che l’ho conosciuto personalmente, sono rimasto sia edificato dalla sua testimonianza di sacerdote e di uomo d’intensa preghiera, sia spaventato dalla facilità con cui chiunque – magari per essersi scontrato con un’assistente sociale sulla gestione di alcune famiglie in difficoltà – può essere umanamente e moralmente distrutto da accuse infamanti immediatamente riprese dai media prima di ogni verifica. Ricordare a dieci anni dalla morte don Giorgio Govoni non assolve certamente nessun sacerdote davvero colpevole di abusi. Ma ci ricorda che esistono pure i fabbricanti di calunnie. Anche nei loro confronti è giusta la tolleranza zero.
Massimo Introvigne

venerdì 7 maggio 2010

Qualche volta la verità emerge: caso "asilo Sorelli" di Brescia

E’ di questi ultimi giorni la sentenza con cui la Corte di Cassazione mette la parola fine dopo sette anni di procedimenti sulla vicenda dell’asilo Sorelli di Brescia.

Questa sentenza, a parte il giornale “Avvenire”, ha avuto scarso rilievo nazionale.

Eppure negli anni aveva sollevato molto clamore.

“La Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi del procuratore generale e delle parti civili contro le assoluzioni di otto imputati che erano stati indagati per presunti abusi sessuali nei confronti di bambini della scuola materna comunale di Brescia Sorelli. La vicenda aveva destato notevole clamore: due maestre avevano subito un anno di carcerazione. Sono quindi stati assolti definitivamente un sacerdote, sei maestre e un bidello.
La vicenda della scuola materna Sorelli, che si trova nel centro storico di Brescia, ha scosso la città a partire dal maggio del 2003. Nelle indagini, oltre agli otto indagati assolti in via definitiva dalla Cassazione, erano rimasti coinvolti anche altri due sacerdoti e una bidella. Le loro posizioni furono però archiviate. In primo grado, al sacerdote, al bidello e alle sei maestre, vennero contestati, complessivamente, abusi su 23 bambini e il pm Roberta Licci aveva chiesto che tutti venissero condannati a una pena complessiva, di 125 anni di carcere. La sentenza d'assoluzione, per tutti, giunse il 6 aprile del 2006, dopo undici giorni di camera di consiglio…”.
L'asilo di Brescia: assoluzione definitiva per le maestre e il sacerdote 6-5-2010
http://www.avvenire.it/Cronaca/asilo+brescia+assoluzione_201005061106526830000.htm

Pare di capire che si sia trattato di un paradossale episodio di “psicosi collettiva”.

“…Nelle 538 pagine di motivazioni della sentenza di primo grado i giudici scrissero, tra l'altro, di "colonizzazione mentale", di genitori che "si erano di fatto sostituiti agli organi inquirenti…".

“…In primo grado i giudici avevano sostenuto come l' intera inchiesta fosse frutto di un «contagio psicologico»: una sorta di sindrome che si sarebbe trasferita da un asilo (l' Abba), finito sotto inchiesta per presunti abusi (per i quali un solo imputato è ancora a processo dopo l' assoluzione con rinvio in Cassazione), alla scuola materna Sorelli con il trasferimento in questa struttura di due insegnanti arrivati proprio dall' Abba…”.
Le accuse di orrori all' asilo Ultimo atto, le intercettazioni 18-3-2009
http://archiviostorico.corriere.it/2009/marzo/18/accuse_orrori_all_asilo_Ultimo_co_7_090318048.shtml

Trovo estremamente importanti, a mio giudizio, le domande che anche oggi si pone Lucia Bellaspiga:

“…Le violenze, le "feste in maschera", le orge di gruppo cui le maestre avrebbero accompagnato i bambini per abusarne e videoriprenderli con la complicità di sacerdoti (all’inizio ben tre erano gli indagati) non sono mai avvenuti.
Tutto bene, quindi? Lieto fine e sospiro di sollievo? Sì, per i 23 bambini, la cui sorte stava a cuore all’intera cittadinanza e alla Chiesa bresciana, da sempre preoccupata per la salute dei piccoli oltre che per la giustizia nei confronti dei tanti accusati. Ma che dire delle due maestre (trent’anni di carriera appassionata) rimaste in carcere un anno in isolamento, poi agli arresti domiciliari? O del peso portato con serena dignità da don Stefano Bertoni, l’unico dei tre sacerdoti rimasto fino a ieri in attesa di giustizia dopo che la posizione degli altri due era stata quasi subito archiviata per manifesta innocenza? Come ci si può sentire quando una città si spacca tra innocentisti e colpevolisti, lacerata tra la paura del mostro e la difesa di sei maestre e un sacerdote attorno ai quali la gente si è stretta, mentre i giornali parlavano di "asilo degli orrori" e "preti alla gogna nella cattolica Brescia"? (l’associazione “Prometeo” non aveva atteso il lavoro dei giudici e aveva subito concluso che "il tutto va inquadrato tra gli abusi ritualistici di stampo satanico, gli elementi ci sono tutti: escrementi, torture, croci, religiosi deviati"...).
Ma soprattutto come si arriva a una valanga del genere, basata sul nulla eppure in grado di crescere e stritolare le vite di otto persone ingiustamente accusate e 23 famiglie - quelle dei bambini - gettate nell’angoscia?...”.
Brescia, pedofilia all'asilo: tutti assolti dopo sette anni 7-5-2010
http://www.avvenire.it/Cronaca/pedofilia+brescia+assolti_201005070724090070000.htm

Già, è proprio il caso di farsela questa domanda: come si arriva a una valanga del genere?

“… Era insomma in atto un «condizionamento a catena». Padri e madri non avevano dubbi sulla colpevolezza degli indagati. Se qualcuno provava a metterla in dubbio, si legge negli atti del processo, veniva accusato dagli altri genitori di essere una spia…”.
Psicosi pedofili all'asilo Sorelli 6-5-2010
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=100623&sez=HOME_INITALIA

Ecco in proposito le parole del Vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari:

“… «Il sospetto che si fosse consumato questo crimine si è fatto strada nelle relazioni umane e in quelle istituzionali; e tutti sappiamo che quando il dubbio s’insinua il bene compiuto, seppur grande, cade nell’oblio e la fiducia si sgretola». Il vescovo di Brescia (e vicepresidente della Cei) mons. Luciano Monari commenta così in una nota la terza e definitiva assoluzione con la quale ieri la cassazione ha definitivamente scagionato don Stefano Bertoni (attualmente missionario in Brasile), un bidello e le maestre della scuola materna comunale «Sorelli»…”.

“…«La sofferenza delle persone coinvolte in questa vicenda», giudicata dai giudici di «contagio emotivo e sociale», è stata, rileva il presule, «enorme e nessuno, forse, potrà restituire loro piena serenità per ciò che hanno vissuto.Trovare pace richiederà tempo. Servirà un processo di riconciliazione di cui qualcuno dovrà farsi carico e la verità emersa esigerà, forse, anche il tempo del perdono e i modi della giusta riparazione» «Il caso Sorelli ha certamente fatto scoprire a Brescia di essere vulnerabile - conclude il vescovo -…”.
Caso Sorelli, Monari: "Sette anni di sospetti ma nessuna prova" 7-5-2010
http://ilgiorno.ilsole24ore.com/brescia/cronaca/2010/05/07/328613-caso_sorelli.shtml

Risparmio i lettori dallo stillicidio di chi negli anni ha “fomentato” e montato il caso.
Se qualcuno vuol proprio farsi del male, in rete può trovare tanto materiale.
A me preme solo osservare che, come ciò che riguarda il processo arkeon, anche qui sembrava di essere tornati nel far-west.

La domanda che mi resta è: cosa sarebbe successo nel caso “asilo Sorelli”, se non si fosse mobilitata grossa parte della società civile, politica e culturale in difesa di questi innocenti?

La risposta me la tengo per me. Ma è molto amara…

Pietro Bono