Registrazione audio integrale della Relazione di Raffaella Di Marzio
"Organizzazioni settarie e antisettarie: strutture e dinamiche similari in contesti antagonisti"
12° Congresso Internazione promosso dalla Società Italiana di Psicologia della Religione (SIPR):
"L'IO, L'ALTRO, DIO: Religiosità e Narcisismo" Verona, 20 e 21 Novembre 2010.
http://raffaelladimarzio.blogspot.com/2010/11/narcisismo-settarismo-e-antisettarismo.html
http://pietrobono.blogspot.com/2010/12/organizzazioni-settarie-e-antisettarie.html

sabato 10 ottobre 2009

Arkeon "Presunto colpevole" 10-10-2009


E’ da poco uscito il libro “Presunto colpevole” del Criminologo Luca Steffenoni.
http://www.lucasteffenoni.com/
Lo leggerò con attenzione.
Già dalle recensioni mi pare di comprendere che quello di Steffenoni sia un contributo importante di denuncia che va aldilà dei casi specifici e tratta di metodi barbari e incivili a cui la demonizzazione del caso “arkeon”, utilizzando l’infame marchio di “setta”, non è estranea.
Non a caso il tema degli abusi su minori e quello delle sette viene spesso fatto coincidere.
Ma soprattutto il mondo dei consulenti, degli interessi e delle frequentazioni spesso coincide.

Pietro Bono
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Tratto dal blog di Ugo "giustizia intelligente"

«Stanno cacciando il Pescecane!»
"Ogni volta che vengo invitato a un dibattito sull'efficacia della lotta alla pedofilia e sugli errori giudiziari di cui questa è lastricata, mi tornano in mente le estati della mia infanzia passate su una piccola isola della ex Iugoslavia. A volte la quiete delle rade veniva interrotta da un boato. Di colpo i grandi smettevano le loro attività per correre a scrutare l'orizzonte come il capitano Achab. Nelle giornate limpide si poteva osservare anche un alto spruzzo che accompagnava il botto. Boom, spruzzo, boom, spruzzo. Andava avanti per ore. Noi bambini sapevamo già di cosa si trattava, ma pazienti aspettavamo che l'adulto, facendo un'intensa pausa teatrale e abbassando il tono perché il vento non ascoltasse, proclamasse con enfasi: «Stanno cacciando il Pescecane!». Figura mitica che merita la maiuscola. Se ne parlava al porto, al mercato del pesce, nei bar del paese: il pescecane, seguendo le rotte delle navi dirette a Trieste, doveva passare di lì. E andava ucciso. Inutile dire che, in quindici anni, di squali appesi per la coda non ne ho mai visti. Una gran quantità di delfini, di piccole verdesche, perfino una foca monaca finita chissà come nel mare sbagliato, ma di predatori marini neanche l'ombra. Quello che invece si vedeva bene era lo scenario di morte che all'indomani si presentava sulla spiaggia: una mattanza di innocenti lasciati a marcire al sole, becchettata da grassi gabbiani ormai satolli.
I ragazzini del paese si procuravano bombe a mano e candelotti di dinamite, sempre disponibili in una terra martoriata da continue battaglie, e passavano l'estate così. A noi bambini di città tutto ciò pareva l'azione di perfetti imbecilli, ma i genitori sospendevano volentieri ogni giudizio ecologico e morale in virtù di quella nobile causa. E offesi dalla nostra presunta neutralità, ci tiravano in mezzo, facendoci presente che proprio noi piccoli umani rappresentavamo la preda più ambita per l'assassino dei mari.

Il ricordo torna attuale quando immancabilmente, nel corso del dibattito, una signora si alza con voce un po' astiosa dicendo: «D'accordo, lei avrà anche ragione, però i pedofili ci sono».
Strano destino quello di queste discussioni, nelle quali c'è sempre qualcuno che vuole convincerti di una cosa della quale sei da sempre convinto. «Sì, signora, esistono. E anche i pescecani.» (...)"

(dalla Premessa, pagg. 3/4)

Luca Steffenoni
"Presunto colpevole. La fobia del sesso e i troppi casi di malagiustizia" Chiarelettere, 2009
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Tratto dal sito "Falsi abusi"
http://www.falsiabusi.it/archivio/eventi/steffenoni.htm

LUCA STEFFENONI: "PRESUNTO COLPEVOLE"

LA FOBIA DEL SESSO E I TROPPO CASI DI MALAGIUSTIZIA

IN TUTTE LE LIBRERIE DAL 18 SETTEMBRE

Com’è nata l’emergenza pedofilia?
Come può il Tribunale per i minori togliere due fratellini alla propria famiglia solo a causa di un disegno sconcio trovato sotto il banco? Come si diffonde un contagio psicotico che fa vedere orchi e stupratori ovunque, alimenta teoremi giudiziari privi di qualsiasi riscontro, causa la condanna di centinaia d’imputati a pene detentive abnormi, giungendo dopo anni ad una tardiva assoluzione? Cos’è successo nelle tante scuole nelle quali incolpevoli insegnanti sono messi alla pubblica gogna con il marchio infame del pedofilo salvo poi risultare del tutto estranei ai fatti? Come spiegare l’inferno familiare nel quale seicento padri separati vengono denunciati ogni anno per violenze sessuali sui propri figli solo in seguito a rapporti conflittuali con l’ex moglie?

Un’inchiesta sulla via italiana alla lotta alla pedofilia, lastricata di errori giudiziari, paure furbescamente alimentate, dati falsi, ideologie preconfezionate, conflitti d’interesse e finanziamenti a pioggia che sostengono l’esistenza di vere e proprie lobby antiabuso.
Un sistema processuale viziato da forzature di ogni tipo nel quale tanto è possibile che un colpevole sfugga alla pena, quanto che un innocente sia condannato.
Come l’allarme pedofilia si è trasformato in un gigantesco business sulla pelle dei bambini.
Un libro di storie drammatiche e di casi giudiziari che hanno gettato nella disperazione famiglie intere alla luce di un sistema che ha perso di vista il proprio obiettivo per diventare persecutore di quei bambini che finge di tutelare.

Un punto di riferimento giuridico e pratico per tutti coloro che vivono al contatto con minori, perché c’è una sola certezza: può capitare a ciascuno di noi!
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Recensione del libro “Presunto colpevole” a cura del quotidiano LIBERO 18 settembre 2009

Come ti creo il mostro

Interessi economici, giustizia malata, vendette, psicosi.
Cosi funziona la macchina che inventa i genitori pedofili

LUCIA ESPOSITO
Può capitare a chiunque di svegliarsi e scoprire di essere diventato un mostro. Succede che un giorno, all’improvviso, tutto quello che avevi fino alla sera prima - la famiglia, gli amici, il lavoro - si trasforma in un grande buco nero che ti ingoia e ti cancella. Non esisti più. L’accusa di aver molestato un minore è più di una condanna penale. E una sentenza di morte. Il criminologo Luca Steffenoni ha scritto un libro (“Presunto colpevole”, edito da Chiarelettere) che tutti - insegnanti, giudici, psicologi e genitori - dovrebbero leggere per cambiare prospettiva e vedere cosa c’ è dietro l’allarme pedofilia.

Un libro che squarcia il silenzio e parla dell’interesse economico mascherato dall’ amore per i più piccoli di molte associazioni. Enti. Istituti ed esperti. Ci sono bambini strappati alle famiglie che diventano adulti negli orfanotrofi, un sistema giudiziario che non funziona, insegnanti che finiscono in carcere vittime di psicosi collettive, uomini sbattuti in cella solo sulla base di perizie psicologiche.
E perfino di sogni. Com’è successo a don Giorgio Carli, condannato a sette anni e sette mesi dalla Corte d’appello di Bolzano dopo un processo basato sull’ attività onirica della donna che lo aveva denunciato. Incriminato perché uno psicoterapeuta aveva interpretato i sogni della vittima. Ci sono tante storie cominciate con un’accusa di molestie sessuale, continuate con una condanna e terminate con un’assoluzione troppo spesso tardiva. Vite annientate.

Basta poco per far scattare una denuncia. Salvatore Lucanto ha passato due anni e mezzo in carcere per aver violentato la figlia e la cugina. Poi è stato assolto. L’accusa, che si basava sui disegni fatti dalla figlia davanti alla psicologa, cadde quando divennero chiari i metodi utilizzati per ottenere le prove: «La signora mi ha detto che devo disegnare un fantasma e chiamarlo pisello», aveva dichiarato la bambina all’uscita dell’audizione protetta. Un altro imputato è riuscito a salvarsi da un’accusa rivelatasi falsa solo perché aveva avuto l’idea originale di farsi tatuare il pene con un’immagine che la presunta abusata non ha saputo descrivere.

La situazione peggiora quando, nel ’96, cambia la legge sulla violenza sessuale e viene introdotta una norma che disciplina gli atti (come le molestie e tutte quelle azioni in cui non c’è contatto genitale) che rischiavano di restare esclusi dal reato di violenza. ‘Ma è atto sessuale lasciare in mutande i bimbi che si sono bagnati durante una festa? Fare il bidet ai figli? Osservare le parti intime se necessitano di cure? Fare la doccia con il proprio bimbo? «Eppure», scrive Steffenoni, «tutti questi fatti sono entrati nei processi come sintomo di abuso e ritenuti spesso sufficienti a giustificare condanne o l’allontanamento dei piccoli dai propri genitori». Nei processi si parte dal presupposto che i bambini raccontano sempre la verità, ma spesso le loro testimonianze sono confuse e condizionate dalle domande degli psicologi che stanno sempre più assumendo il ruolo di poliziotti. Il criminologo parte da un dato: ogni anno arrivano 5 mila denunce da parte di scuole, centri d’ascolto, servizi sociali e Asl. I casi concreti sono 845. Significa che una buona fetta delle segnalazioni si rivelano se non false, almeno fantasiose. Sovente frutto di psicosi o di vendette contro l’ex coniuge. Chi viene accusato ha poche possibilità di difesa e il processo ha quasi sempre un esito scontato. È l’accusato che deve dimostrare la propria innocenza, non l’accusa che deve portare elementi certi. Meglio essere arrestati per omicidio: l’indulto si applica a chi uccide un bimbo ma non a chi è accusato di averlo palpeggiato.

Sullo sfondo di “Presunto colpevole”, tutte le storie di bimbi sottratti, di papà ingiustamente condannati, c’è l’inquietante cornice entro cui si muovono i procedimenti giudiziari per abusi sessuali: il cosiddetto “sistema antiabusi”, un mondo autoreferenziale, fatto di consulenti, psicologi, esperti. Spesso improvvisati, centri di assistenza ai quali compete la prima e anche l’ultima parola nei procedimenti giudiziari. Ci sono tra i 26mila e i 28mila bambini che vivono negli istituti fino alla maggiore età. Strappati alle famiglie per mille cause: perfino l’indigenza di genitori affettuosi e premurosi diventa un buon motivo per portare via i piccoli. Stato, Regioni, Province e Comuni danno finanziamenti per circa 200 euro al giorno per ogni bimbo. Per un totale di 1898 milioni di euro all’anno. Ogni bimbo in istituto costa 75mila euro all’anno. Siamo sicuri che questi istituti facciano solo sempre l’interesse dei piccolini?
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Citazioni tratte dal libro "Presunto colpevole"
http://www.babylonbus.org/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=385102

“Più conosci il sistema, più lo eviti… Ho visto troppi pareri richiesti a centri antiabuso finiti con i carabinieri sotto casa.”
Dalla testimonianza anonima di un pediatra (p.106).

“Abbiamo dichiarato il falso in età molto giovane.”
Dalla lettera di due fratelli di 17 e 19 anni alla Corte di cassazione. Anni prima avevano denunciato il padre per abusi subiti (p.207)

“Mi sgomenta la superficialità: non c’è una fotografia, non c’è una documentazione.”
Dalla requisitoria della pm Tiziana Siciliano sul caso di Marino Viola, tassista milanese accusato di aver abusato della figlia e poi assolto dopo quattro anni d’indagini (p. 66).

“Resta l’orrore di un quartiere impazzito, del lattaio che ti chiude il conto, dei genitori che incrociandoti trattengono i figli, delle scritte sotto casa, dei falsi periti che firmano qualsiasi ignominia pur di garantirsi la collaborazione con il tribunale.”
Dalla testimonianza di una maestra coinvolta in un processo per abusi su minori (p. 238-239).

“La conduzione delle indagini in questi processi è frequentemente improntata a improvvisazione o metodi inquisitori.”
Dal documento promosso dall’Unione camere penali italiane su gravi distorsioni del sistema giudiziario in tema di abusi, 11 marzo 2009 (p. 168).

“Meno del 10 per cento dei bambini torna in famiglia. Anche in caso di assoluzione, psicologi e assistenti sociali fanno le barricate… Motivo? Lei si immagina un ospedale senza malati?”
Dalla testimonianza anonima di un prelato sulla gestione degli orfanotrofi che ricevono i bambini in affidamento (p. 266).

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