Registrazione audio integrale della Relazione di Raffaella Di Marzio
"Organizzazioni settarie e antisettarie: strutture e dinamiche similari in contesti antagonisti"
12° Congresso Internazione promosso dalla Società Italiana di Psicologia della Religione (SIPR):
"L'IO, L'ALTRO, DIO: Religiosità e Narcisismo" Verona, 20 e 21 Novembre 2010.
http://raffaelladimarzio.blogspot.com/2010/11/narcisismo-settarismo-e-antisettarismo.html
http://pietrobono.blogspot.com/2010/12/organizzazioni-settarie-e-antisettarie.html

giovedì 29 ottobre 2009

Arkeon, padri e figli 29-10-2009

Sto riflettendo in questi giorni in particolare sulle relazioni tra padri e figli.
A questo proposito ho ritrovato uno dei primi post che scrissi sul forum Aduc nel Novembre 2007.
Lo riporto così com'era.

Pietro Bono


http://dilatua.aduc.it/forum/tentativo+censura+fallito_3560.php
Pietro B
28 novembre 2007 0:00:00
Cara Magi,

ti ringrazio per il tuo contributo, e ancor più per le tue parole appassionate.
Mi piacerebbe, se possibile, ragionare un po’ insieme.
Personalmente non trovo triste la storia di Fabia o altri che hai nominato. Anzi, la trovo meravigliosa.
In fondo racchiude forse il senso della vita: una sfida affascinante, antica come il mondo.
La sfida tra la paura e la speranza.

Gli ostacoli, le frustrazioni, le ferite ricevute, quelle che mi sono fatto, il senso di colpa per quelle che ho procurato, mi faranno desistere dal cercare la mia strada?
C’e un canto emblematico, che amo molto, e dice all’incirca: “…Abramo non partire, non lasciare la tua terra, cosa speri di trovar ?” e ancora “…la strada è sempre quella, ma la gente è differente, Abramo dove speri di arrivar?”

Ora, tra gli errori di percorso, esistono anche le illusioni. Ben ne sà appunto il “figliol prodigo”.
Forse però, è proprio grazie all’indugiare in quell’errore, che il figliol prodigo impara una fondamentale lezione: l’umiltà.

E così mi immagino questo figlio, sulla strada verso casa.
Immagino il suo stato d’animo. Il fallimento, la disillusione, la vergogna, il senso di colpa, le paure, le domande.
Poi, la sorpresa.
Suo padre è là, sulla strada di casa. Lo stà aspettando.
L’immagine di quest’uomo che, commosso, corre incontro al figlio, è struggente (Luca 15,20).

Ora vorrei fare qualche passo indietro, e guardare quel padre dopo la partenza del figlio.
L’affetto, la nostalgia, l’attesa, gli interrogativi, la trepidazione.
Cosa sarà di suo figlio? Sarà capace di orientarsi, di trovare la sua strada, o verrà travolto dalla vita?
Chissà.


Certo, quando il figlio pretende la sua parte del patrimonio, forse questo padre potrebbe trattenerlo.
Come forse potrebbe impedire al figlio di partire.
Ma non lo fa.
In fondo chi gli garantisce che sarà una storia a lieto fine?
Assolutamente niente. E lo lascia andare, accettando il rischio di perderlo per sempre.
Perché?
E’ forse un padre incosciente, irresponsabile?
Non credo.

Forse lo fa perché anche lui e stato figlio.
Forse lo fa perché lo ama e desidera per lui una vita autentica.
Forse lo fa perchè è in pace con la sua coscienza di padre.
Forse lo fa perché ha fede in suo figlio.
Ma tutto questo non basta a spiegare quel gesto.
In quel gesto si cela un mistero.
“Figlio mio, ora vai, prenditi tu la responsabilità per la tua vita, io ti benedico”.
Provare a trattenerlo, provare a salvarlo equivarrebbe a legarlo a sé ed insieme a generare, nel figlio, uno stato di diritto.
Ci penso da quando sono nati i miei figli. E sò che un giorno dovrò passare anch’io da quella porta.
Lo sò, è terribile. Ma è anche meraviglioso.

Ora, cara Magi, quello che mi piacerebbe davvero tanto, è che tu potessi incontrare di persona Fabia, Barbara, Alessandro, o chi vuoi tu e stare un po’ insieme. Incontrarsi, prendere un caffè e fare una camminata in questo splendido autunno. Soprattutto conoscersi. In pace.
E forse scoprire, che così come non esistono mamme perverse, anzi, così altrettanto non stai dialogando con dei mostri o delle larve.
Siamo solo persone come tuo figlio, che forse hanno bisogno di fare un lungo giro, prima di accettare l’evidenza: cioè che come figli, siamo stati amati. E soprattutto trovare l’umiltà di accettare quest’amore.

Personalmente non credo che questi argomenti siano monopolio né di psicologia, ne di religione, ne di titoli o albi professionali.
Credo invece che, in questo discorso, ci sia spazio per tutti coloro che con buon senso e buona volontà hanno gratitudine per la storia e rispetto e fiducia nel presente e insieme nel futuro.
Se tuo figlio è risentito con te, soprattutto se ti odia, allora cara Magi, abbi fiducia, è solo questione di tempo perché è già sulla strada di casa. Dietro quell’odio c’è solo una enorme, umana e comprensibile paura: quella di abbandonarsi all’amore. Parola di figlio.
Ti abbraccio.
P. S.
Se vuoi e se puoi, recapita queste povere righe a tuo figlio.
Perché a lui sono dedicate. Grazie di cuore.


Pietro B

martedì 13 ottobre 2009

Arkeon "essere o non essere setta: QUESTO è il problema" 13-10-2009

A due anni dall'attacco frontale al percorso di arkeon, di arkeon resta ben poco o niente.
Se non nel cuore delle persone che ne hanno fatto esperienza.
Che il lavoro di arkeon fosse scomodo per molti, il suo fondatore Vito Carlo Moccia lo ha sempre sostenuto.
Se qualcuno mi chiedesse qual'è il termine che sta in opposizione alla parola arkeon, non avrei dubbi. E' l'ipocrisia. E la religione dell'ipocrisia, si sà, ha molti fedeli.

Quando certi personaggi hanno scelto di dilaniare spregiudicatamente centinaia e centinaia di famiglie incolpevoli, appellandole criminalmente con la parola "SETTA", hanno fatto una scelta ben chiara e precisa. Una scelta di sterminio.
Tra queste persone spicca la Dott.ssa Lorita Tinelli del CeSAP.
Ma è in buona compagnia.
La Dott.ssa Tinelli ha scritto, ripetuto in ogni contesto che il lavoro di arkeon aveva portato persone verso il suicidio.
Nel rinvio a Giudizio per il processo arkeon, niente di tutto ciò pare comparire.

Come ho già scritto nella lettera alla Fecris dell'Ottobre 2008 "Ritengo possibile che qualche insegnante si sia approfittato della propria autorità per scopi personali, trascurando gli impegni di rispetto che si era assunto verso i propri allievi e verso il metodo arkeon.
Se questo fosse accaduto mi auguro che la Giustizia Italiana possa fare presto chiarezza, e soprattutto ritengo importante che le persone danneggiate sappiano quale dispiacere, quale straziante dolore e smarrimento tutto ciò ha procurato in tante persone all’interno del percorso di arkeon.
Sul mio onore posso garantire che, laddove ciò fosse accaduto, certo si è trattato di episodi isolati".

http://pietrobono.blogspot.com/2008/10/presidente-f.html
Da quì però a farne un linciaggio diretto a dieci famiglie che durerà una decina di anni ce ne passa. Per non parlare del linciaggio indiretto a centinaia di altre.

Per quel che mi riguarda, della disperazione delle persone comunque coinvolte, delle loro lacrime, delle ingiustizie subite, delle pressioni sulle persone ingiustamente indagate che in qualche caso hanno pensato al suicidio (e qualcuno lo ha anche tentato http://pietrobono.blogspot.com/2009/05/arkeon-e-la-verita-16-5-2009.html ), di tutto questo ritengo moralmente responsabile la Dott.ssa Lorita Tinelli, il Dott. Carlo Fornesi e la Sig.ra Gabriella, oltre naturalmente ad altri personaggi che, per il momento, albergano nell'ombra, come la "famosa coppia del nord".
Allo Psicologo Carlo Fornesi, dopo le sue ultime degradanti esternazioni, conto di dedicare al più presto un post specifico.
http://radoani.ilcannocchiale.it/comments/2288409

Intanto desidero ripostare l'articolo di Raffaella di Marzio, nota studiosa del settore.
http://www.dimarzio.it/srs/modules/mydownloads/viewcat.php?cid=31

Soprattutto a causa di quest'articolo, dopo un anno e mezzo, la Dott.ssa Di Marzio è tutt'ora inspiegabilmente "ostaggio" della Procura di Bari.
(In data 24-2-2011 il G.I.P. Dott. Marco Guida di Bari, su richiesta dello stesso P.M proponente Dott. Francesco Bretone, archivia il procedimento PER INFONDATEZZA DELLA NOTIZIA DI REATO).
http://raffaelladimarzio.blogspot.com/2011/03/la-festa-per-qualcuno-e-finita.html

Pietro Bono

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http://www.dimarzio.it/srs/modules/news/article.php?storyid=148

Essere o non essere setta: QUESTO è il problemaQuando l'informazione diventa dogma, i comitati diventano tribunali, gli esperti diventano guru e le persone rimangono, comunque, vittime.

Articolo di Raffaella Di Marzio

Aggiornato al 1 Novembre 2008

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Articolo tratto da La Gazzetta del Mezzogiorno, 15 Febbraio 2008, p.2.

Caso setta, blitz romano della polizia

Ottanta adepti di “The sacred path” sorpresi in un albergo della capitale: anche un prete L’attività della presunte setta “the Sacred Path”continuerebbe, almeno apparentemente. Lo dimostrerebbe il blitz, compiuto dalla polizia di Roma, in un albergo della capitale. Gli agenti hanno trovato il presunto santone, Vito Carlo Moccia, 55 anni, barese, insieme con un’ottantina di persone, impegnate a partecipare a una riunione più o meno rituale, con tanto di candele. Fra loro, anche un sacerdote e uno psicologo.
Gli agenti hanno interrotto l’incontro, hanno generalizzato i partecipanti e sequestrato alcuni documenti e le stesse candele utilizzate. L’incartamento investigativo è stato poi trasmesso al pubblico ministero inquirente, il sostituto barese Francesco Bretone. Stando alle indagini sfociate nella notifica di alcune informazioni di garanzia a ottobre scorso, il “gruppo dirigente” della presunta setta avrebbe diffuso - con un certo consenso e una popolarità anche televisiva - il metodo psicologico innovativo “ Arkeon”. La sede di “The Sacred Path” è a Bari.



Prendendo spunto da questa notizia, vorrei fare alcune riflessioni in merito a quattro questioni che, in questo articolo, vengono affrontate simultaneamente poichè sono strettamente collegate tra loro:

1) il modo approssimativo e/o aggressivo di fare informazione (di cui l'articolo della Gazzetta del Mezzogiorno è solo un pallido e sbiadito esempio)
2) il modo in cui alcune agenzie mediatiche, gruppi di professionisti esperti e di cittadini si sono impadroniti e stanno attualmente gestendo il caso ARKEON, nome attribuito ad un percorso sperimentato e ideato da Vito Carlo Moccia
3) le conseguenze generate da una gestione dei conflitti tra sistemi sociali che mira non alla risoluzione e composizione dei conflitti stessi ma ad una loro estremizzazione, allo scontro tra le diverse parti, che in alcuni casi può arrivare alla organizzazione di gruppi di pressione che si attivano per mettere in atto minacce, intimidazioni, e alimentare, comunque, un clima di tensione sociale
4) il modo di affrontare lo studio e la ricerca sulle nuove forme di religione, spiritualità e le nuove forme di aggregazione che mirano a potenziare le capacità umane e dare una risposta (religiosa, filosofica, antropologica) alle domande dell’uomo su se stesso, sul senso della vita e della morte. In questo ambito la difficoltà dello studioso sta nel comporre e verificare le diverse narrazioni, quelle di chi è entusiasta e di chi è scontento, di chi ha avuto benefici e di chi si è sentito o è stato realmente abusato

Per quanto mi riguarda mi trovo coinvolta nel caso Arkeon mio malgrado, poichè, fino a qualche mese fa, non ero a conoscenza neanche dell’esistenza di questo gruppo.

Qualche tempo fa ho ricevuto una strana email da uno dei maestri di ARKEON, i cui seminari sono stati sospesi dall’ottobre del 2007, dopo circa un anno e mezzo di indagini iniziate il 20 Giugno 2006 e la consegna di alcuni avvisi di garanzia. Erano e sono indagate dalla Procura della Repubblica di Bari sei persone, tra le quali Vito Carlo Moccia.

Pietro Bono, che si è subito identificato con nome e cognome, mi chiedeva aiuto perchè lui, la sua famiglia e le famiglie di altri aderenti allo stesso gruppo erano state oggetto di alcune trasmissioni televisive, articoli giornalistici e discussioni in Internet nelle quali ARKEON veniva definito “psicosetta” o “psicosetta satanica”, il loro fondatore “guru” o “caposetta” e loro, tutti in blocco, o poveri plagiati oppure (peggio) complici delle malefatte del “capo-setta”.

Pietro Bono mi ha segnalato alcuni link dai quali si accedeva alle registrazioni delle trasmissioni, ad articoli di giornali e forum di discussione nei quali un certo numero di persone (non si sa mai quante persone dal momento che si usano gli pseudonimi) denunciavano gli abusi subiti nella “psicosetta” ARKEON. Mi aveva, inoltre, chiesto dei chiarimenti su cosa fosse il lavaggio del cervello e il plagio (voleva sapere come funzionasse il processo per cercare di capire se c’era qualcosa in lui che non andava) e io l’ ho invitato a leggere alcuni miei articoli pubblicati su questo portale.

La cosa che mi lasciò perplessa fu la motivazione con la quale Pietro Bono mi aveva scritto: chiedeva aiuto in quanto, come membro della “setta”, era stato travolto, insieme a decine di altre persone, e intere famiglie, da una ondata mediatica di fronte alla quale si sentiva “indifeso”, “confuso”, “sbigottito”, “smarrito” e "impotente", poichè, essendo definito membro di una setta, risultava anche, di conseguenza, “plagiato” e quindi qualsiasi cosa dicesse o facesse non sarebbe stata presa in considerazione da nessuno. Chi ascolterebbe un plagiato?

Non mi era mai capitato di ricevere una richiesta di aiuto simile a questa.

Le richieste di aiuto che ricevo sono quelle di famigliari di persone che sono entrate a far parte di qualche gruppo e che chiedono aiuto per ritrovare il loro congiunto. Oppure mi scrivono persone che sono uscite da una setta e chiedono come fare per ritornare alla loro vita di prima, recuperando la serenità perduta. Ricevo anche semplici richieste di informazioni su gruppi di vario genere da parte di enti o di privati.

Mi colpirono due cose: la prima fu che la persona in questione mi diceva che all’interno di ARKEON era iniziato da tempo un processo di riflessione e di autocritica, provocato anche dall'ondata mediatica e dalle accuse a loro carico. Mi diceva anche che probabilmente c’erano stati dei casi di abuso in qualche seminario e che l’aver appreso questa cosa li aveva profondamente segnati e li aveva spinti ad autoesaminarsi e a sottoporsi all’esame di enti esterni a loro. Il loro tentativo era quello di capire dove avevano sbagliato e cosa potevano fare per correggere e, se possibile, migliorare, il percorso ideato dal loro fondatore.

Il fatto che una “psicosetta” si dimostrasse disponibile a fare autocritica mi colpì perchè, anche quando sono attaccate, le "sette" si difendono chiudendosi e attaccando i critici con le stesse modalità o con maggiore ferocia.

L’autocritica è l’ultima cosa che fanno i gruppi settari.

La seconda cosa che mi colpì fu che Pietro Bono, maestro di ARKEON, mi disse di avermi contattato a titolo personale e che il fondatore, il “capo-setta”, non ne sapeva nulla.


Nelle sette non succede mai che un adepto prenda iniziative del genere (specie durante un attacco proveniente dall'esterno) senza autorizzazione del “ capo”.

Poichè non si trattava di un fuoriuscito ma di un maestro, vicino e solidale con il fondatore, la cosa mi stupì e cominciai a chiedermi: mi trovo veramente davanti a una setta?

Era indubbio che all’interno di ARKEON qualcuno aveva sbagliato abusando di alcune persone e c’erano alcune cose poco chiare, ma l’intera organizzazione poteva essere tacciata di essere una “psicosetta”?

Al di là delle finte e ridicole precisazioni di chi afferma che “setta” non è un termine dispregiativo, sappiamo tutti che, quando si taccia un gruppo di essere una “setta” si intende un sistema pericoloso, dove vengono perpetrati abusi sistematici sulle persone e dove i più deboli vengono indotti a pensare e a compiere azioni che, altrimenti, non avrebbero mai compiuto. La “setta” tende a fagocitare i suoi membri nel sistema separandoli dagli altri sistemi di appartenenza (famiglia, amici ecc.), la setta prosciuga i beni materiali e le risorse mentali delle persone che ne fanno parte, molte delle quali vi entrano con l’inganno, senza rendersi conto di cosa sia veramente il gruppo a cui aderiscono.

Potrei continuare ancora per molto sulla descrizione di cosa è una “setta”, ma rimando alla lettura di autori come S.Hassan e M. Singer e, per una visione critica della loro teoria, M. Introvigne, M. Aletti e altri. Per ulteriori approfondimenti, anche in questo portale si trovano una serie di articoli sull’argomento.

Mentre iniziavo a raccogliere informazioni sul caso ARKEON cercavo anche di riflettere e di non lasciarmi influenzare troppo dai media e dalle testimonianze lette, tutte molto critiche.

Le trasmissioni che avevo visto erano organizzate come dei processi in cui si sa già chi è colpevole. Ai “cattivi” veniva, di fatto, impedito di parlare, tranne che in un caso: una trasmissione di Maurizio Costanzo, in cui due membri di ARKEON sono stati invitati e hanno parlato senza essere interrotti.

Ho letto anche i messaggi delle persone che in un forum raccontano la loro esperienza “devastante” in ARKEON e, sullo stesso forum, ho letto anche i messaggi dei membri di ARKEON che cercavano di dire la loro e rispondere alle critiche: venivano di volta in volta ridicolizzati, o peggio, tanto che, alla fine, hanno rinunciato.

In ogni caso, le testimonianze dei critici erano molto pesanti:segnalavano episodi, azioni e pratiche discutibili, riprovevoli e anche penalmente rilevanti.

Dopo questa prima ricognizione delle informazioni che circolavano sulla rete e di quelle diffuse dalle varie trasmissioni, ho cercato il Sito Web di ARKEON per leggere la loro versione dei fatti o almeno il loro modo di presentarsi, ma i loro siti erano stati oscurati e quindi in rete rimanevano solo le testimonianze dei critici.

Ho cercato notizie di Arkeon in altri ambiti, in ambienti universitari e centri di studio, ma nessuno sapeva dire nulla in proposito, se non quello che avevano detto i media.

Preso atto di questa situazione ho ritenuto giusto ascoltare anche l’altra parte in causa, non solo perchè si trattava di una richiesta di aiuto da parte di una persona veramente sofferente (io attribuisco un valore identico alla sofferenza, sia che essa sia sperimentata da una vittima delle “sette” sia che sia sperimentata da una vittima degli “antisette”) ma anche e soprattutto perchè credo che lo studio di un fenomeno sia valido e accurato solo se si ascoltano tutte le parti in causa.

Dopo qualche tempo ha preso contatto con me il fondatore di ARKEON, Vito Carlo Moccia, il quale mi ha messo a disposizione i risultati di una ricerca (peraltro ancora da completare) fatta su ARKEON da un ente istituzionale riconosciuto a livello internazionale e mi ha detto di aver parlato con alcuni dirigenti del GRIS (Gruppo di Ricerca e Informazione Socioreligiosa) chiedendo anche a loro che il percorso di ARKEON fosse studiato per verificare tutto ciò che di sbagliato c’era stato e c’era ancora e quanto di positivo vi si potesse ritrovare.

Dopo aver visionato il rapporto del centro di cui ho parlato sopra e aver verificato che il desiderio di autocritica c’era e che il fondatore e gli altri membri più vicini a lui erano disponibili a farsi conoscere, ho accettato l’invito a partecipare ad un incontro informativo con allievi e maestri di ARKEON.

La motivazione di questo incontro era quella di presentarmi e di farmi conoscere (naturalmente erano sospettosi e non si fidavano più degli “studiosi” o dei giornalisti), e di chiedere la loro collaborazione per portare avanti uno studio su ARKEON. L’incontro sarebbe stato anche il momento adatto per fare alcune interviste e per riflettere su quanto stava avvenendo (campagna mediatica compresa).

Questo incontro si è svolto il 9 febbraio 2008 a Roma. Erano presenti allievi, coppie, famiglie con figli, genitori di allievi, in totale quasi un centinaio di partecipanti. C’erano professionisti, casalinghe, psicologi, medici ecc. ecc.

La sala era stata preparata con le sedie in cerchio. Dopo esserci seduti una persona ha messo al centro della sala una bella candela piuttosto grande, che è stata accesa. So che per i membri di Arkeon il fuoco ha un significato simbolico. Per questo motivo non mi sono stupita che quel simbolo fosse presente. Inoltre, mi ricordava le serate estive di diversi anni fa, quando sulla spiaggia, di sera, insieme ad altri giovani ci divertivamo ad accendere il fuoco e a sederci tutti intorno per raccontarci le nostre storie.

Subito dopo esserci seduti Vito Carlo Moccia mi ha brevemente presentato e mi ha dato la parola. Ho colto l’occasione per risalire agli inizi dei miei studi sul fenomeno settario, per spiegare le ragioni per cui ancora oggi, dopo circa 15 anni, continuo a impegnarmi in questo ambito di studio, ricerca e aiuto, e, in particolare, del mio interesse ad approfondire il caso ARKEON.

Ho esposto da una prospettiva molto critica le mie considerazioni su come i vari media-associazioni-comitati hanno condotto la feroce campagna contro di loro e ho indicato quelle che potrebbero essere le chiavi di lettura del fenomeno.

Mentre parlavo osservavo le persone intorno a me: ho visto persone piangere raccontando gli effetti devastanti e le sofferenze che la campagna mediatica ha avuto sulla loro famiglia, sui loro figli, sul loro lavoro. Ho visto persone spaventate e timorose di parlare non perchè avessero fatto qualcosa di male ma perchè traumatizzate da quanto stava loro accadendo.

Tutte quelle persone non avevano mai, in tanti anni, assistito alle scene descritte nei forum e non sapevano nulla degli abusi di cui parlavano le persone che raccontavano le loro esperienze in televisione. Cadevano letteralmente dalle nuvole.

Durante la mattinata, mentre ascoltavo e talora intervenivo, osservavo il modo di porsi degli “adepti” di fronte al “guru”. Vito Carlo Moccia è stato, durante l’incontro, salutato da tutti con affetto e gratitudine ma è stato anche criticato con vigore da qualcuno, poi sostenuto da altri, che, pur rinnovandogli stima e gratitudine, non si sono certo mostrati reticenti nel dirgli quello che pensavano di lui, di ARKEON e di quanto stava accadendo, sollecitando l’intero “cerchio” a darsi da fare per chiarire e definire il percorso ARKEON in modo da evitare ulteriori fraintendimenti e, soprattutto, fatti gravi come quelli di cui qualcuno è accusato.

Mentre avveniva questo osservavo le reazioni: si vedeva chiaramente che in quel “cerchio” e in quel contesto Moccia non era il capo indiscusso. Nessuno gli ha chiesto: cosa dobbiamo fare? Chi voleva prendeva la parola facendo riflessioni personali su quello che sta accadendo ad Arkeon, nessuno è stato censurato e nessuno ha offerto soluzioni preconfezionate.

Vito Carlo Moccia non ha cercato di rispondere, ma sembrava, piuttosto, ascoltare e riflettere.

Un altro elemento che, a mio avviso, è significativo è questo: nonostante lo sbigottimento e la sofferenza che si potevano percepire nei presenti, non ho sentito NESSUNO, denigrare, offendere o rivelare segreti di coloro che sono fuoriusciti da ARKEON e che oggi diffondono le loro esperienze e testimonianze sui media.

La maldicenza verso i fuoriusciti e la rivelazione di segreti per metterli in cattiva luce sono un altro aspetto tipico delle “sette”.

Parlando dei loro “nemici” i presenti mostravano piuttosto profondo dispiacere per la possibilità che qualcuno avesse subito abusi nei seminari e incredulità di fronte alla ferocia di alcuni di questi fuoriusciti.

A proposito di questo ho sentito raccontare perfino di violenze fisiche e ho visto con i miei occhi lettere di minaccia, intimidazioni ecc.

Negli ultimi due anni chiunque è entrato in contatto con Arkeon, ha ospitato (prima della loro sospensione, nell’ottobre 2007) le persone che partecipavano ai seminari, ha intrapreso studi su Arkeon (non finalizzati alla sua denigrazione), ha parlato pubblicamente in termini positivi del percorso ecc. ecc. ha dovuto subire intimidazioni e minacce di vario genere.

Si è costituto anche un comitato che si firma “I familiari delle tante vittime del demonio Vito Carlo Moccia” il quale dice di essere costretto all’anonimato “per tutelare i loro famigliari dalla ripercussioni negative che verrebbero perpetrate nei loro confronti da parte del Moccia per rappresaglia” e che ha inviato a decine di persone lunghi fax nei quali afferma che “ospitare i seminari di arkeon, equivale ad essere complici delle malefatte del Moccia e probabilmente anche perseguibile sia penalmente sia civilmente”.

Nella campagna diffamatoria della stampa e della televisione sono finiti anche due sacerdoti attirati con l’inganno da certi giornalisti esperti in questa modalità di fare ”informazione” e ripresi dalle telecamere nonostante le proteste e prima che potessero riprendersi dall’ amara sorpresa.

Non è necessario sottolineare come questi metodi di pressione vadano a svantaggio di tutti e contribuiscano a fare altre vittime, oltre a quelle che ci sono state.

Credo che la modalità più correta di affrontare questi conflitti sia quella di lasciar fare a ciascuno il suo “mestiere”.

Le procure, gli avvocati e le forze dell’ordine hanno dei compiti precisi che stanno già svolgendo da tempo. Le persone indagate dovranno difendersi dalle accuse e, se non ci riusciranno, dovranno pagare per i reati commessi, chi è convinto di essere stato danneggiato ha fatto il suo dovere, che era quello di denunciare.

Perchè accanirsi, allora?

Ma torniamo al 9 febbraio e alla mia osservazione.

Un altro aspetto che mi ha colpito, sapendo che ARKEON nasce all’interno di un percorso REIKI (che oggi è del tutto abbandonato) è che un certo numero di persone presenti, nel momento di condividere la loro esperienza in ARKEON,mi hanno raccontato di essere tornati o di essersi convertiti alla fede cattolica.

Ho parlato con persone separate da molti anni che si sono sposate in chiesa, con persone che hanno fatto una vita dissoluta e si sono battezzati in età adulta, ho parlato con alcoolisti e tossicodipendenti che hanno superato la loro dipendenza e oggi svolgono un’attività rispettabile, sono sposati secondo il rito cattolico e hanno bambini che hanno scelto di battezzare a loro volta.

Altre persone, invece, mi hanno detto di essere agnostiche o atee, ma di rispettare la fede degli altri.

Lo scambio di informazioni, riflessioni e suggerimenti è andato avanti fino alle 15 circa quando si è deciso di fare una pausa per pranzare.

A quel punto la mia impressione-sensazione non era quella di chi si trova dentro un gruppo settario, non mi sembrava che ne avesse le caratteristiche.

Certo, si trattava solo di una prima impressione, non era una esperienza di ARKEON durante un seminario o un intensivo, era solo un primo contatto. Anche questo, comunque è un inizio da cui partire, un tassello da cui cominciare a costruire un mosaico suscettibile di approfondimenti, aggiustamenti e verifiche.

Mi trovavo di fronte a due realtà decisamente opposte l’una all’altra: quella descritta dai media e in Internet, e quella che vedevo con i miei occhi.

Che la verità come al solito stesse nel mezzo?

Forse i membri di Arkeon presenti non erano tutti sotto influenza del lavaggio del cervello?

Oppure fingevano tutti quanti con me in una rappresentazione teatrale ben orchestrata per ingannarmi?

Se qualcuno è appassionato di complottismo potrebbe abbracciare anche questa ipotesi. Allo stesso modo si potrebbe immaginare un complotto colossale ai danni di Arkeon da parte di qualcuno, ma anche questo è complottismo puro e personalmente non ho interesse a interpretare la realtà in termini di ipotesi e complotti.

Torno dunque ai fatti e al 9 febbraio scorso.

Durante la pausa pranzo, abbiamo visto entrare alcune persone che abbiamo subito identificato come agenti della DIGOS. Siamo stati invitati a consegnare i nostri documenti, gli agenti hanno sequestrato la candela, il manifestino di Arkeon appeso fuori dalla porta della sala, un computer, delle videocassette e anche alcuni manifesti del mio sito che avevo portato quella mattina (non c’è problema, sono lieta di farne omaggio alla Digos di Roma).

Subito dopo ci è stato detto che, poichè eravamo persone informate dei fatti, ad alcuni di noi sarebbe stato chiesto di rispondere ad alcune domande.

Non so esattamente quante deposizioni siano state firmate, ma tra le altre c’era anche la mia.

Dopo circa tre ore di formalità ci sono stati restituiti i documenti e ci è stato consentito di ritornare nella sala e riprendere la riunione. Nessuno era andato via, a parte chi doveva partire, e in molti hanno condiviso la loro esperienza. Ho avuto modo di ascoltare alcune testimonianze che mi saranno utili per lo studio che ho intrapreso. L'incontro si è concluso intorno alle ore 20.


Per quanto mi riguarda vorrei cercare di rimanere fuori dalla baraonda, di avvicinarmi il più possibile alla verità, di osservare un fenomeno sociale per descriverlo.

ARKEON, come molti altri movimenti e gruppi presenti in Italia e nel mondo, è un percorso nel quale si sono ritrovate persone che, come molte altre che frequentano altri gruppi, cercano risposte su se stessi, sulla vita, sulla morte, il dolore, la sofferenza. E’ un piccolo sistema sociale con tutte le dinamiche tipiche dei sistemi sociali, all’interno dei quali c’è sempre una certa dose di “manipolazione”.

Tutto sta a comprendere se questa manipolazione supera o no un certo livello di intensità, se le persone vengono rispettate nella loro libertà, nei loro sentimenti, nella loro sensibilità oppure no.

Per quanto riguarda me ho imparato dai miei errori a non affrettare troppo le conclusioni e a non formulare giudizi sull’onda dell’emotività, del rancore, dell’ indignazione.

Procedo, dunque, con la mia ricerca su Arkeon e sono disponibile ad accogliere le testimonianze di persone che si sentono danneggiate da questo percorso, che hanno sofferto a causa di ARKEON così come accolgo le testimonianze degli altri.

Il giorno 17 febbraio 2008 un utente di questo portale ha postato per la prima volta nei Forum invitando a fare qualche riflessione su ARKEON. Chi fosse interessato può leggere i vari interventi che ritengo utili per comprendere le dinamiche interne al gruppo e anche le critiche che provengono dall’esterno. [NDR: Dal 30 Aprile 2008 tutti i Forum di SRS sono stati temporaneamente disattivati]


Fino ad oggi, oltre alle esperienze ascoltate durante l’incontro (una quindicina), ho ricevuto la disponibilità di altre 30 persone che hanno frequentato seminari e che hanno avuto benefici all’interno di ARKEON e di 3 persone che criticano il percorso e si dichiarano danneggiate da esso.

Le 30 persone di ARKEON mi hanno fornito il loro nome e cognome, delle tre persone “scontente”, due sono fuoriuscite (di loro conosco nome e cognome), la terza si presenta come madre di una persona che frequenta ARKEON, ma di lei non conosco le generalità.

Ringrazio tutte queste persone per la loro disponibilità e rimango in attesa di ulteriori contributi, da qualunque “fronte” provengano.
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sabato 10 ottobre 2009

Arkeon "Presunto colpevole" 10-10-2009


E’ da poco uscito il libro “Presunto colpevole” del Criminologo Luca Steffenoni.
http://www.lucasteffenoni.com/
Lo leggerò con attenzione.
Già dalle recensioni mi pare di comprendere che quello di Steffenoni sia un contributo importante di denuncia che va aldilà dei casi specifici e tratta di metodi barbari e incivili a cui la demonizzazione del caso “arkeon”, utilizzando l’infame marchio di “setta”, non è estranea.
Non a caso il tema degli abusi su minori e quello delle sette viene spesso fatto coincidere.
Ma soprattutto il mondo dei consulenti, degli interessi e delle frequentazioni spesso coincide.

Pietro Bono
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Tratto dal blog di Ugo "giustizia intelligente"

«Stanno cacciando il Pescecane!»
"Ogni volta che vengo invitato a un dibattito sull'efficacia della lotta alla pedofilia e sugli errori giudiziari di cui questa è lastricata, mi tornano in mente le estati della mia infanzia passate su una piccola isola della ex Iugoslavia. A volte la quiete delle rade veniva interrotta da un boato. Di colpo i grandi smettevano le loro attività per correre a scrutare l'orizzonte come il capitano Achab. Nelle giornate limpide si poteva osservare anche un alto spruzzo che accompagnava il botto. Boom, spruzzo, boom, spruzzo. Andava avanti per ore. Noi bambini sapevamo già di cosa si trattava, ma pazienti aspettavamo che l'adulto, facendo un'intensa pausa teatrale e abbassando il tono perché il vento non ascoltasse, proclamasse con enfasi: «Stanno cacciando il Pescecane!». Figura mitica che merita la maiuscola. Se ne parlava al porto, al mercato del pesce, nei bar del paese: il pescecane, seguendo le rotte delle navi dirette a Trieste, doveva passare di lì. E andava ucciso. Inutile dire che, in quindici anni, di squali appesi per la coda non ne ho mai visti. Una gran quantità di delfini, di piccole verdesche, perfino una foca monaca finita chissà come nel mare sbagliato, ma di predatori marini neanche l'ombra. Quello che invece si vedeva bene era lo scenario di morte che all'indomani si presentava sulla spiaggia: una mattanza di innocenti lasciati a marcire al sole, becchettata da grassi gabbiani ormai satolli.
I ragazzini del paese si procuravano bombe a mano e candelotti di dinamite, sempre disponibili in una terra martoriata da continue battaglie, e passavano l'estate così. A noi bambini di città tutto ciò pareva l'azione di perfetti imbecilli, ma i genitori sospendevano volentieri ogni giudizio ecologico e morale in virtù di quella nobile causa. E offesi dalla nostra presunta neutralità, ci tiravano in mezzo, facendoci presente che proprio noi piccoli umani rappresentavamo la preda più ambita per l'assassino dei mari.

Il ricordo torna attuale quando immancabilmente, nel corso del dibattito, una signora si alza con voce un po' astiosa dicendo: «D'accordo, lei avrà anche ragione, però i pedofili ci sono».
Strano destino quello di queste discussioni, nelle quali c'è sempre qualcuno che vuole convincerti di una cosa della quale sei da sempre convinto. «Sì, signora, esistono. E anche i pescecani.» (...)"

(dalla Premessa, pagg. 3/4)

Luca Steffenoni
"Presunto colpevole. La fobia del sesso e i troppi casi di malagiustizia" Chiarelettere, 2009
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Tratto dal sito "Falsi abusi"
http://www.falsiabusi.it/archivio/eventi/steffenoni.htm

LUCA STEFFENONI: "PRESUNTO COLPEVOLE"

LA FOBIA DEL SESSO E I TROPPO CASI DI MALAGIUSTIZIA

IN TUTTE LE LIBRERIE DAL 18 SETTEMBRE

Com’è nata l’emergenza pedofilia?
Come può il Tribunale per i minori togliere due fratellini alla propria famiglia solo a causa di un disegno sconcio trovato sotto il banco? Come si diffonde un contagio psicotico che fa vedere orchi e stupratori ovunque, alimenta teoremi giudiziari privi di qualsiasi riscontro, causa la condanna di centinaia d’imputati a pene detentive abnormi, giungendo dopo anni ad una tardiva assoluzione? Cos’è successo nelle tante scuole nelle quali incolpevoli insegnanti sono messi alla pubblica gogna con il marchio infame del pedofilo salvo poi risultare del tutto estranei ai fatti? Come spiegare l’inferno familiare nel quale seicento padri separati vengono denunciati ogni anno per violenze sessuali sui propri figli solo in seguito a rapporti conflittuali con l’ex moglie?

Un’inchiesta sulla via italiana alla lotta alla pedofilia, lastricata di errori giudiziari, paure furbescamente alimentate, dati falsi, ideologie preconfezionate, conflitti d’interesse e finanziamenti a pioggia che sostengono l’esistenza di vere e proprie lobby antiabuso.
Un sistema processuale viziato da forzature di ogni tipo nel quale tanto è possibile che un colpevole sfugga alla pena, quanto che un innocente sia condannato.
Come l’allarme pedofilia si è trasformato in un gigantesco business sulla pelle dei bambini.
Un libro di storie drammatiche e di casi giudiziari che hanno gettato nella disperazione famiglie intere alla luce di un sistema che ha perso di vista il proprio obiettivo per diventare persecutore di quei bambini che finge di tutelare.

Un punto di riferimento giuridico e pratico per tutti coloro che vivono al contatto con minori, perché c’è una sola certezza: può capitare a ciascuno di noi!
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Recensione del libro “Presunto colpevole” a cura del quotidiano LIBERO 18 settembre 2009

Come ti creo il mostro

Interessi economici, giustizia malata, vendette, psicosi.
Cosi funziona la macchina che inventa i genitori pedofili

LUCIA ESPOSITO
Può capitare a chiunque di svegliarsi e scoprire di essere diventato un mostro. Succede che un giorno, all’improvviso, tutto quello che avevi fino alla sera prima - la famiglia, gli amici, il lavoro - si trasforma in un grande buco nero che ti ingoia e ti cancella. Non esisti più. L’accusa di aver molestato un minore è più di una condanna penale. E una sentenza di morte. Il criminologo Luca Steffenoni ha scritto un libro (“Presunto colpevole”, edito da Chiarelettere) che tutti - insegnanti, giudici, psicologi e genitori - dovrebbero leggere per cambiare prospettiva e vedere cosa c’ è dietro l’allarme pedofilia.

Un libro che squarcia il silenzio e parla dell’interesse economico mascherato dall’ amore per i più piccoli di molte associazioni. Enti. Istituti ed esperti. Ci sono bambini strappati alle famiglie che diventano adulti negli orfanotrofi, un sistema giudiziario che non funziona, insegnanti che finiscono in carcere vittime di psicosi collettive, uomini sbattuti in cella solo sulla base di perizie psicologiche.
E perfino di sogni. Com’è successo a don Giorgio Carli, condannato a sette anni e sette mesi dalla Corte d’appello di Bolzano dopo un processo basato sull’ attività onirica della donna che lo aveva denunciato. Incriminato perché uno psicoterapeuta aveva interpretato i sogni della vittima. Ci sono tante storie cominciate con un’accusa di molestie sessuale, continuate con una condanna e terminate con un’assoluzione troppo spesso tardiva. Vite annientate.

Basta poco per far scattare una denuncia. Salvatore Lucanto ha passato due anni e mezzo in carcere per aver violentato la figlia e la cugina. Poi è stato assolto. L’accusa, che si basava sui disegni fatti dalla figlia davanti alla psicologa, cadde quando divennero chiari i metodi utilizzati per ottenere le prove: «La signora mi ha detto che devo disegnare un fantasma e chiamarlo pisello», aveva dichiarato la bambina all’uscita dell’audizione protetta. Un altro imputato è riuscito a salvarsi da un’accusa rivelatasi falsa solo perché aveva avuto l’idea originale di farsi tatuare il pene con un’immagine che la presunta abusata non ha saputo descrivere.

La situazione peggiora quando, nel ’96, cambia la legge sulla violenza sessuale e viene introdotta una norma che disciplina gli atti (come le molestie e tutte quelle azioni in cui non c’è contatto genitale) che rischiavano di restare esclusi dal reato di violenza. ‘Ma è atto sessuale lasciare in mutande i bimbi che si sono bagnati durante una festa? Fare il bidet ai figli? Osservare le parti intime se necessitano di cure? Fare la doccia con il proprio bimbo? «Eppure», scrive Steffenoni, «tutti questi fatti sono entrati nei processi come sintomo di abuso e ritenuti spesso sufficienti a giustificare condanne o l’allontanamento dei piccoli dai propri genitori». Nei processi si parte dal presupposto che i bambini raccontano sempre la verità, ma spesso le loro testimonianze sono confuse e condizionate dalle domande degli psicologi che stanno sempre più assumendo il ruolo di poliziotti. Il criminologo parte da un dato: ogni anno arrivano 5 mila denunce da parte di scuole, centri d’ascolto, servizi sociali e Asl. I casi concreti sono 845. Significa che una buona fetta delle segnalazioni si rivelano se non false, almeno fantasiose. Sovente frutto di psicosi o di vendette contro l’ex coniuge. Chi viene accusato ha poche possibilità di difesa e il processo ha quasi sempre un esito scontato. È l’accusato che deve dimostrare la propria innocenza, non l’accusa che deve portare elementi certi. Meglio essere arrestati per omicidio: l’indulto si applica a chi uccide un bimbo ma non a chi è accusato di averlo palpeggiato.

Sullo sfondo di “Presunto colpevole”, tutte le storie di bimbi sottratti, di papà ingiustamente condannati, c’è l’inquietante cornice entro cui si muovono i procedimenti giudiziari per abusi sessuali: il cosiddetto “sistema antiabusi”, un mondo autoreferenziale, fatto di consulenti, psicologi, esperti. Spesso improvvisati, centri di assistenza ai quali compete la prima e anche l’ultima parola nei procedimenti giudiziari. Ci sono tra i 26mila e i 28mila bambini che vivono negli istituti fino alla maggiore età. Strappati alle famiglie per mille cause: perfino l’indigenza di genitori affettuosi e premurosi diventa un buon motivo per portare via i piccoli. Stato, Regioni, Province e Comuni danno finanziamenti per circa 200 euro al giorno per ogni bimbo. Per un totale di 1898 milioni di euro all’anno. Ogni bimbo in istituto costa 75mila euro all’anno. Siamo sicuri che questi istituti facciano solo sempre l’interesse dei piccolini?
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Citazioni tratte dal libro "Presunto colpevole"
http://www.babylonbus.org/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=385102

“Più conosci il sistema, più lo eviti… Ho visto troppi pareri richiesti a centri antiabuso finiti con i carabinieri sotto casa.”
Dalla testimonianza anonima di un pediatra (p.106).

“Abbiamo dichiarato il falso in età molto giovane.”
Dalla lettera di due fratelli di 17 e 19 anni alla Corte di cassazione. Anni prima avevano denunciato il padre per abusi subiti (p.207)

“Mi sgomenta la superficialità: non c’è una fotografia, non c’è una documentazione.”
Dalla requisitoria della pm Tiziana Siciliano sul caso di Marino Viola, tassista milanese accusato di aver abusato della figlia e poi assolto dopo quattro anni d’indagini (p. 66).

“Resta l’orrore di un quartiere impazzito, del lattaio che ti chiude il conto, dei genitori che incrociandoti trattengono i figli, delle scritte sotto casa, dei falsi periti che firmano qualsiasi ignominia pur di garantirsi la collaborazione con il tribunale.”
Dalla testimonianza di una maestra coinvolta in un processo per abusi su minori (p. 238-239).

“La conduzione delle indagini in questi processi è frequentemente improntata a improvvisazione o metodi inquisitori.”
Dal documento promosso dall’Unione camere penali italiane su gravi distorsioni del sistema giudiziario in tema di abusi, 11 marzo 2009 (p. 168).

“Meno del 10 per cento dei bambini torna in famiglia. Anche in caso di assoluzione, psicologi e assistenti sociali fanno le barricate… Motivo? Lei si immagina un ospedale senza malati?”
Dalla testimonianza anonima di un prelato sulla gestione degli orfanotrofi che ricevono i bambini in affidamento (p. 266).

sabato 3 ottobre 2009

"Se ci fosse un uomo" 3-10-2009

Ho trascorso questi ultimi due mesi in ascolto.
Ora ho diverse cose da dire.
E la settimana prossima intendo chiarire la mia intenzione, che in sostanza è quella di costituire, con altre persone di buona volontà, un Comitato per tutelare la legalità e la verità ferita sulla vicenda arkeon.

Domani, Domenica 4 ottobre si festeggia San Francesco d'Assisi.
Questo Santo mi è particolarmente caro.
Per fortuna ai suoi tempi non c'era la Dott.ssa Lorita Tinelli, altrimenti ora avremmo forse un altro patrono nazionale.

Intanto dedico a tutti una bella canzone di un uomo che la libertà e il rispetto, li ha coltivati realmente, Giorgio Gaber. La dedico a tutte le persone ferite da tanta violenza, da tanta avidità, da tanta ottusità.
Un abbraccio.

http://www.youtube.com/watch?v=UMR3Z6YGJxI

Pietro Bono